“Dal Mondini tolse esempio l'Achillini d'applicarsi allo studio del corpo umano e diede al mondo la descrizione delle vene del braccio e dei contorni e delle aderenze degli intestini quando Jacopo Berengario da Carpi con animo avidissimo di scoperte infiniti cadaveri sviscerò. Ei trovò l'appendice dell'intestino cieco scoprì le cartilagini del laringe e primo la struttura dei nervi definì. Anco l'incude ed il martello dell'orecchio furono scoperte di Berengario. Spirito operoso imperturbato ardì combattere molti pregiudizi e dall'esimio Falloppio glorioso titolo di riedificatore dell'arte meritò”.
Le parole di Melchiorre Missirini tratte dall’incisione della lapide di Berengario da Carpi delineano l’importanza capitale che nel XVI secolo il medico emiliano ebbe nell’edificare i primi rudimenti scientifici dello studio anatomico del corpo umano. Nel 1521 Berengario da Carpi diede alle stampe un compendio di anatomia intitolato Isagogae brevis dove il ricco repertorio iconografico a corredo del testo scientifico poneva le basi per la comprensione della funzionalità e della morfologia umana. Quelle tavole, pregevole testimonianza storica del primo accenno metodologico verso una scienza anatomica, sono strettamente connesse con il lavoro che Fabio della Ratta, in arte Biodipi, intraprende nel suo progetto espositivo intitolato Biomorphic. Nelle opere dell’artista vi è un sentimento analitico del corpo umano ma che assume, attraverso le originali sovrapposizioni di macchine biologiche, i connotati di una ricerca che pone l’uomo al centro di un universo irreale e immaginifico. Il collegamento con le tavole di Berengario da Carpi nasce proprio da questa concezione fantasiosa del funzionamento organico dell’essere umano, l’iconografia che accompagna il compendio delle Isagogae accenna a fantasiosi e improbabili sistemi che alimentano e rendono funzionale i tessuti strutturali dell’uomo. Fabio della Ratta, come fosse un anatomista cinquecentesco, edifica una nuova biologia, dona al corpo la possibilità di integrarsi con il mondo, di guardare alla natura dall’interno come se la barriera epidermica fosse una membrana fragile da travalicare lasciando che qualunque forma di vita possa interagire con l’universo interiore dell’essere umano. -Alessia Carlino- |